Come scegliere un test prenatale non invasivo

by redazione
test prenatale non invasivo

 

 

 

Durante la gravidanza sono tante le decisioni importanti da prendere, soprattutto per quanto riguarda la salute di madre e figlio. Le buone abitudini alimentari e lo stile di vita sano sono, infatti, essenziali per il benessere di mamma e bebè, così come svolgere un test prenatale.
I ginecologi raccomandano diversi controlli considerati standard per tenere sotto controllo l’andamento della gravidanza. Sono molto importanti i test di screening prenatale non invasivi, grazie ai quali i genitori riescono a conoscere in modo precoce informazioni sul loro bambino già nelle prime settimane di gestazione.
Esistono diversi tipi di esami di screening ma spesso è complicato per i genitori sapere quale scegliere per avere dei risultati attendibili.
Per scegliere a quali test prenatali non invasivi sottoporsi è necessario intanto valutare quanto precocemente si desidera sapere come sta il proprio bambino. Tra i principali test di screening quello che si può svolgere prima è il test del DNA fetale, al quale le donne si possono sottoporre già dalla 10° settimana di gravidanza. Poi c’è il Bi test, che può essere svolto tra la 11° e la 13° settimana, insieme alla translucenza nucale, e il Tri test, che si svolge tra la 15° e la 17° settimana.
Un altro importante fattore per scegliere il test di screening a cui sottoporsi è il tasso di affidabilità, che viene misurato sulla percentuale di anomalie effettivamente rilevate (come la Trisomia 21), e il tasso di falsi positivi (ossia risultati del test che dichiarano di aver rilevato un’anomalia che invece non è presente). Per il Bi test, combinato con l’esame di translucenza nucale, il tasso di affidabilità nella rilevazione della Trisomia 21 si attesta fra all’85%​(1), con un valore di falsi positivi che arriva fino al 5%. Il Tri test ha un tasso più basso: la sua affidabilità è del 60% circa e ha una percentuale di falsi positivi che può arrivare fino all’8%. Il test prenatale del DNA fetale ha invece un tasso di affidabilità del 99,9%​(2) nel rilevare le principali trisomie fetali e ha una percentuale di risultati di falsi positivi minore dello 0,3%.
Questi test sono esami di screening, cioè forniscono una percentuale di probabilità per cui il bambino potrebbe avere un’anomalia cromosomica. Se si ottiene un esito positivo o se risulta non chiaro, è necessario sottoporsi ad esami di diagnosi prenatale invasivi per confermare il risultato del test.
Per questo motivo è importante valutare con attenzione a quale test di screening affidarsi, per ottenere dei risultati attendibili e diminuire così le probabilità di dover ricorrere a esami invasivi. È molto importante chiedere sempre consiglio al proprio ginecologo di fiducia per scegliere i test più adatti.
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A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica

 

Fonti:
1. Medicina dell’età prenatale: Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche ­ Di Antonio L. Borrelli,Domenico Arduini,Antonio Cardone,Valerio Ventrut
2. Poster Illumina ISPD_2014 Rev A

 

 

 

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