Meno episiotomie grazie al parto in acqua. Che ora ha la sua app, WaterBirth

by Susanna Reschiggian
waterbirth

 

È inutile negarlo: tra le paure del parto che ogni mamma sperimenta c’è quella dell’episiotomia. Il tanto temuto taglio del perineo è capace di terrorizzare anche la donna più coraggiosa. Perché i racconti di chi ci è passata non fanno stare molto tranquille: punti che tirano, difficoltà a sedersi oppure ad andare in bagno e così via.
Ma in quali casi viene fatta l’episiotomia? È un’incisione chirurgica che ha lo scopo di allargare l’apertura vaginale. L’obiettivo è quello di agevolare l’uscita del bambino, evitare le lacerazioni (in certi casi possono essere anche più gravi del semplice taglietto effettuato con l’episiotomia) e anche il ricorso all’uso del forcipe, della ventosa o alla manovra di Kristeller. Tra i motivi per cui si ricorre all’episiotomia ci sono la sofferenza fetale, una presentazione anomala del feto oppure un bambino molto grande.
Alcune evidenze scientifiche dimostrano che il parto in acqua diminuisce la frequenza con cui si ricorre all’episiotomia. Il motivo è semplice. Il calore dell’acqua (37 gradi, pari alla temperatura corporea) rilassa i muscoli e ammorbidisce i tessuti. In questo modo, la fase espulsiva del parto viene facilitata e quindi il taglio del perineo risulta essere meno necessario. Oltretutto, chi sceglie questo tipo di parto in genere va incontro a lacerazioni di minore entità rispetto a chi invece fa un parto tradizionale.
L’acqua quindi si conferma un toccasana per la gestante. Per lei e per il personale sanitario adesso c’è un’interessante novità. È WaterBirth, la prima app al mondo dedicata proprio a questo tipo di parto. WaterBirth, realizzata con il contributo incondizionato di Pharma Mum Italia, è disponibile sull’App Store.
WaterBirth porta tecnologia e sicurezza in sala parto. La partoriente indossa uno smartwatch e, con un tocco sul display, indica l’inizio e la fine di ogni contrazione. Inoltre, può specificare la sua intensità: alta, media o bassa. Nello stesso momento, il ginecologo o l’ostetrica possono osservare sullo smartphone la frequenza, la durata e l’intensità delle contrazioni della donna direttamente dalla vasca e, al contempo, tenere sotto controllo la sua frequenza cardiaca, pure rilevata dallo smartwatch, in modo da notare eventuali alterazioni. Grazie alla app è inoltre possibile avere una media delle contrazioni in diversi archi temporali (ultimi 30 minuti, ultima ora, ultime 12 o 24 ore) e quindi analizzare l’andamento del travaglio e del parto.
L’aspetto rivoluzionario di WaterBirth è che adesso è possibile avere certezza dell’intensità e della durata delle contrazioni della donna che partorisce in acqua, mentre con le strumentazioni tradizionali questo non poteva esser fatto. Inoltre, ora anche il battito cardiaco della mamma può essere monitorato, in modo che si possa intervenire tempestivamente qualora
fosse necessario.
Tutti i dettagli su WaterBirth si possono trovare su www.pharmamum.it. 

 

 

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