Un corso di laurea per disegnare abiti curvy

by redazione

L’idea è nata in concomitanza con la Settimana della moda di New York, per l’esattezza durante The Curvy Con Conference, convegno annuale organizzato con l’obiettivo di confrontarsi sulla moda per le donne con taglia superiore alla 46: un settore in crescita che merita attenzione, dedizione e anche (anzi, forse soprattutto) fantasia. Ebbene, si tratta davvero di una bella notizia: è stato deciso di raccogliere fondi al fine di organizzare il primo corso di laurea per stilisti desiderosi di specializzarsi, appunto, nella creazione di abiti femminili oversize.

Crediamo fermamente – ha dichiarato Nadia Boujarwah, fondatrice e presidente di Dia&Co, associazione che ha sponsorizzato l’evento e che si occupa di ecommerce e styling per donne curvy – che per gettare delle vere basi per un cambiamento occorra partire dall’istruzione“. Ma come mettere insieme il denaro necessario per passare dalla teoria alla pratica? Con un’idea molto originale: Dia&co ha lanciato un’hastag, #TeeUpChange, che raccoglierà un dollaro ogni volta che verrà utilizzato sui social network. Inoltre sul sito ufficiale dell’associazione sono in vendita simpatiche T-shirt a edizione limitata il cui ricavato servirà per finanziare borse di studio per questo nuovo tipo di specializzazione.

Importante sottolineare che l’iniziativa ha acquistato ulteriore credibilità grazie al supporto del CFDA, cioè la Camera della moda americana; l’intenzione è quella di coinvolgere e “attirare” gli allievi di istituti secondari come la Parson School of Design o il Fashion Institute of Technology di New York, che da sempre formano i talenti della moda del futuro (prossimo). Ma a tal proposito bisogna anche ricordare che attualmente circa il 99 per cento degli stilisti operanti nel segmento più alto si ostina a non inserire nelle collezioni taglie sopra la 46: questo significa trincerarsi dietro una sorta di assurdo nonché incomprensibile snobismo, ma pure mettersi e tenersi fette di prosciutto sugli occhi, rifiutandosi di guardare alla realtà. Ecco perché iniziative come quella appena illustrata meritano tutto l’appoggio possibile.

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