No, la donna ideale non porta la taglia 40. E nemmeno la taglia 42. Per gli italiani, è piuttosto una taglia 44. Subito dopo c’è la taglia 46, mentre le taglie 40-42 si piazzano soltanto al terzo posto: è quanto emerge da una recente ricerca condotta da Gfk Italia per Fiorella Rubino su un campione di mille donne e duecento uomini. L’indagine diventa diretta e concreta testimonianza di un’evoluzione del rapporto di ogni donna con il proprio fisico, il peso, i canoni della bellezza e soprattutto con la moda, partendo da una base storica oggettiva.
Tra gli uomini coinvolti nello studio, il 70 per cento uscirebbe a cena con una donna che indossa la 44, il 67 per cento la sposerebbe e il 66 per cento passerebbe con lei una notte di sesso. Il termine “curvy” – e questa è un’altra notizia positiva – è ormai ampiamente conosciuto e accettato; contrariamente a quanto si possa pensare, viene generalmente associato a caratteristiche positive. Può sembrare paradossale o forse no, fatto sta che la connotazione negativa arriva proprio dalle donne stesse. Tornando ai numeri, infatti, scopriamo che “curvy” è sostanzialmente sinonimo di “sovrappeso” per il 71 per cento delle donne e il 53 per cento delle donne; riconduce a un’idea di sedentarietà per il 66 per cento delle donne e il 51 per cento degli uomini.
Da un lato, quindi, le donne auspicano con forza il superamento di certi stereotipi (il 77 per cento si dichiara convinto che la bellezza per una donna non coincida solo con l’essere magra), ma dall’altro lato la magrezza continua ad essere per molte un ambito traguardo. Il giudizio degli altri sul proprio aspetto fisico è importante per entrambi i sessi, tuttavia le donne si sentono giudicate più spesso degli uomini per la loro forma fisica (51 per cento contro 43 per cento). E sono anche le più autocritiche, tanto che il primo giudice sono loro stesse (47 per cento rispetto al 39 per cento degli uomini) seguito, con notevole distanza, dal partner (17 per cento rispetto al 27 per cento degli uomini).