Ci siamo. L’influenza è arrivata in Europa, dunque anche in Italia. E proprio nel nostro Paese il virus trova un terreno ancora più fertile a causa dei bassi tassi di vaccinazione seguiti alla vicenda del Fluad, il vaccino ritirato e poi “assolto” dall’Aifa. Complici i viaggi, le feste (con i continui scambi di auguri e la riapertura delle scuole, “la curva della campana epidemica influenzale – fa sapere il virologo dell’università di Milano Fabrizio Pregliasco – ha cominciato a salire e raggiungerà il suo picco intorno a fine gennaio e poi inizierà la sua discesa“. Secondo i calcoli e le previsioni, circa 4 milioni di italiani potrebbero essere costretti a starsene a letto.
Bisogna evitare, comunque, inutili allarmismi e conclusioni affrettate. Perché i virus oggi in circolazione catalogati in base alla loro gravità sono 263: il primo è il rinovirus del raffreddore, l’ultimo è il virus dell’influenza con le manifestazioni più pesanti. Per potere parlare di influenza vera e proprio, sottolinea Pregliasco, devono esserci almeno tre condizioni: febbre alta, “un forte senso di bastonamento e sintomi respiratori“. Se ci sono questi tre campanelli di allarme, si consiglia di correre subito ai ripari e prendere inizialmente “aspirina o paracetamolo nell’ottica di attenuare i sintomi più fastidiosi“. L’uso degli antibiotici sarebbe meglio limitarlo ai casi in cui subentrino complicanze.
Da tener presente, inoltre, che l’influenza dura in media dai 5 ai 7 giorni. Una settimana di malattia, dunque, che si traduce in un costo sociale non indifferente: “Si calcola, in media – – spiega Pregliasco – un costo diretto che va da 30 a 240 euro per ogni persona non ospedalizzata; e se invece bisogna ricorrere all’ospedale, il costo può salire fino a 3-6mila euro. Vi sono poi i costi indiretti, come la ricaduta dell’assenza dal lavoro. In media, si stima che l’influenza abbia un costo sociale di circa 1.000 euro per ogni persona“.
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