Sedici milioni: tanti, tantissimo. Ma sono proprio sedici milioni, secondo una ricerca illustrata dalla Società italiana di urologia (Siu) e dell’Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi), gli “evasori sessuali” in Italia. Di chi si tratta? Di quelle persone che si sottraggono ai doveri di coppia per una serie di problemi che però vengono nascosti o non curati. Tre milioni di uomini soffrono di disfunzione erettile (oltre tre milioni), quattro milioni di eiaculazione precoce, un milione di calo del desiderio (circa un milione); quattro milioni e mezzo di donne soffrono di anorgasmia, un milione di vaginismo, due milioni di vaginismo e dolore alla penetrazione, due milioni e mezzo di disturbi del desiderio. Numeri che in molti non avrebbero mai immaginato e che senza dubbio destano allarme. Eppure, si sente il peso della “vergogna”. Anche se di vergogna non si dovrebbe parlare affatto.
“Affrontare le problematiche legate alla sfera sessuale – spiegano Vincenzo Mirone, segretario generale Siu, e Antonio Chiàntera, segretario nazionale Aogoi – non è così semplice: occorre superare la barriera delle emozioni negative che ostacolano la consapevolezza di avere un problema, come l’imbarazzo, il senso di colpa, la paura di essere giudicati e di doversi mettere in discussione. Cosi nell’erronea convinzione che non vi sia molto da fare né una prospettiva di cambiamento, molti rinunciano, o rimandano, una richiesta di aiuto o una visita specialistica“. Eppure rivolgersi al medico permetterebbe, nella maggior parte dei casi, di trovare una soluzione senza troppe difficoltà. Invece no: si diventa – appunto – “evasori sessuali”.
“Chi soffre di disfunzione erettile o di eiaculazione precoce, i disturbi sessuali maschili più diffusi – continua Mirone – riconosce che questi disturbi minano il benessere della coppia, ma nel 90 per cento dei casi non li affronta e non sa che oggi sono disponibili nuovi trattamenti e cure più efficaci e rapidi di quelli finora utilizzati“. E se gli uomini si nascondono, le donne addirittura fingono: “In un caso su due le donne – dice Chiantera – devono fare i conti con la difficoltà̀ o l’impossibilità̀ nel raggiungere l’orgasmo, con dolori durante i rapporti, un calo del desiderio sempre più diffuso. L’anorgasmia viene vissuta dalla donna come un suo deficit, lei non lo dichiara al partner e simula il piacere“.
Il silenzio e la negazione, tuttavia, non servono proprio a nulla. Anzi, aumentano il rischio che la coppia scoppi o che uno dei partner tradisca. Gli esperti, dunque, sottolineano che “una buona salute sessuale è riconosciuta come base fondante nella qualità di vita delle persone anche dall’Organizzazione mondiale della sanità“. Parlate!