Lo scorso 12 luglio è entrata in vigore la legge che istituisce i Registri nazionali e regionali delle protesi mammarie e ne vieta l’impianto a donne minorenni
Se n’è parlato, certo, ma non abbastanza. O meglio: la notizia non ha avuto la risonanza che avrebbe meritato. Con il risultato che molti italiani non se ne sono nemmeno accorti. Stiamo parlando della legge entrata in vigore lo scorso 12 luglio, che istituisce i Registri nazionali e regionali delle protesi mammarie e – passaggio ancora più significativo – ne vieta l’impianto a donne minorenni per soli fini estetici. Il divieto, dunque, non vale in caso di malformazioni congenite.
Le legge era stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 148 del 27 giugno; i suddetti registri sono lo strumento per effettuare il monitoraggio clinico delle persone impiantate e il monitoraggio epidemiologico a scopo di studio e ricerca scientifica e di programmazione dell’assistenza sanitaria.
Per quanto riguarda le minorenni, qualunque operatore sanitario che procederà all’intervento non rispettando dunque il divieto, sarà punito con una multa di ventimila euro oppure con la sospensione dalla professione per tre mesi.
Perché questa due legge? Per due motivi principali: la necessità di prevenire complicanze ed effetti indesiderati in seguito all’operazione; e l’urgenza di porre un freno alle troppe ragazze che vogliono finire sotto i ferri per una mera questione estetica, senza considerare tutti i rischi fisici e psicologici che una simile scelta può comportare.
Senza dubbio è un segnale forte nei loro confronti, ma anche nei confronti dei medici – perché diciamolo: alcuni si oppongono, altri se ne infischiano e “procedono” – e degli stessi genitori, che spesso tendono ad accontentare le proprie figlie senza prestare attenzione al disagio nascosto in tale richiesta.
Caso piuttosto strano in Italia, l’iter della legge è stata abbastanza rapido: un’accelerazione senz’altro dovuta anche allo scandalo delle protesi francesci Pip, costruite con materiali scadenti, pericolosi per la salute e poco resistenti. Il plauso alla legge è d’obbligo, ma altrettanto obbligatoria è un’osservazione: vale la pena intraprendere certi cammini così complessi soltanto nel nome dell’immagine?