Selvaggia Lucarelli non ha bisogno di presentazioni. Blogger, giornalista, adesso anche scrittrice, è diventata famosa grazie alla sua penna affilata, al suo caratterino ma anche – diciamolo – alle sue doti fisiche: seno molto generoso, lato B niente male, caviglie sottili. Ed ecco che, dalle pagine del quotidiano Libero, la Lucarelli ha deciso di parlare proprio di curvy. Col suo consueto tono pungente. La molla è stata l’elezione, da parte del magazine People, di Kate Upton a donna più sexy del pianeta. Incuriosita da tanto clamore, è andata a guardare le foto della Upton: “Non che mi immaginassi Luciana Turina in bikini floreale, sia chiaro – scrive – ma di sicuro ero ben lontana dall’aspettarmi una stanga ventiduenne bionda alta 1,80 con una quarta di reggiseno e un peso assolutamente normale“. E ancora: “la ragazza è un’affermata modella, testimonial di intimo e bikini e, tra i tanti set, ha posato serafica in costume da bagno per Sports Illustrated, nota rivista che per intenderci ha ospitato in passato altre celebri taglie forti quali Cindy Crawford, Bar Refaeli e Melissa Satta“.
Da qui ha puntato il dito contro l’abuso del concetto curvy, “perché usarlo a sproposito è sport nazionale. Perché troppi marchi, troppe riviste, troppi stilisti lo utilizzano a casaccio per strizzare l’occhio alle donne e cavalcare l’onda del politicamente corretto ma poi, nei fatti, ci prendono beatamente per il sedere. Anzi, per il sederone“. All’inizio è stato adottato da “alcuni marchi che fanno abiti oltre la taglia 46 hanno sentito l’esigenza di descrivere il loro target in maniera elegante e rispettosa, oltre che moderna. Certo non potevano affermare di rivolgersi a donne in sovrappeso o grassottelle o grasse o ben piazzate oppure in carne. ‘Curvy’ suonava benissimo. In fondo, formosa può voler dire molte cose“. Ed è stata una cosa bella, continua la Lucarelli, perché le donne oltre la 46 si sentirono finalmente rappresentate e “pareva che il mondo avesse deciso che qualche chilo in più e una taglia 48 fossero trendy“.
Poi, però, le carte in tavola sono state mescolate: “a un certo punto divennero rappresentanti della moda curvy non Oprah Winfrey o Marisa Laurito. No. Si cominciò a dire che sono bellezze curvy Scarlett Johansson, Jennifer Lopez, Monica Bellucci, Rihanna“. Che di chili in più ne hanno ben pochi. “Insomma, s’è cominciato a equiparare una taglia 40/44 con seno o sedere abbondante a una taglia 48 e oltre. Che non occorre spiegarlo, sono due casi completamente diversi. Formosa e taglia preformata sono concetti distanti anni luce“.
Selvaggia ricorda dunque che essere “curvy”, in senso letterale, vuol dire dover mimetizzare qualche rotolino e accumulo di carne con l’abito giusto “e quei chili in più non sono sulle tette, come lasciano ipocritamente intendere i giornali, ma su fianchi, pancia, braccia e gambe, al limite“. La conclusione? Si sta arrivando a una sorta di beffa. Una presa in giro. “People ha eletto la donna più sexy del pianeta, Kate Upton, e non è una curvy. È una magra con le tette“. Come darle torto?
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